Sticchi Damiani risponde a Gravina in Senato. Il discorso completo del numero 1 giallorosso
ILPRESIDENTE NON CI STA E RISPONDE
Sono giorni di feroci polemiche per l'intero calcio italiano, la triste disfatta a Euro 2024 degli azzurri sembra aver sollevato un polverone mediatico che traspare come la punta di un enorme iceberg che va crescendo oramai da diversi anni nel nostro sistema calcio. Tutti in discussione e nessuno escluso. Dagli atleti, che a detta di molti non sono all'altezza di questa nazionale, fino ai profili a capo delle istituzioni come Gravina. Non c'è scampo per nessuno, un pronostico mediatico forse prevedibile vista la mera figura della spedizione in Germania da parte dei nostri azzurri. Oltre a questo però, sono molti anche i presidenti dei club italiani che si sono sentiti in dovere di rispondere a tono a coloro che gli indicavano come untori della disfatta, avendo la colpa di non valorizzare i giovani ragazzi italiani attraverso le giovanili, preferendo spesso profili esteri più economici e meglio rivendibili sul mercato. L'Unione Sportiva Lecce è stata indicata come una delle principali colpevoli di ciò, visto il corposo numero di stranieri che fanno parte della squadra Primavera (scudettata nel 2023). A difesa della squadra giallorossa però, si sono fatti sentire nelle ultime ore sia il direttore generale dell'area tecnica Corvino ai microfoni di Sportitalia che il Presidente Sticchi Damiani presso il Senato della Repubblica.
IL DISCORSO COMPLETO DEL PRESIDENTE STICCHI DAMIANI
II patron salentino ha intrattenuto l'intero Senato in un discorso di ben 12 minuti analizzando, tramite il suo estremo garbo e grande preparazione dei concetti analizzati, la situazione attuale del nostro sistema calcio e rispondendo costruttivamente alle critiche rivolte alla sua società:
Sono presidente del Lecce dal 2017, quando la squadra era in Serie C. Quindi in pochi anni ho attraversato le tre leghe professionistiche, siamo una delle società che dal punto di vista dei bilanci siamo sempre in equilibrio. In questo momento di crisi del calcio italiano, in seguito all'eliminazione dall'Europeo, si sta cercando la chiave giusta per giustificare l'insuccesso. Si parla di settori giovanili e squadre primavera con troppi stranieri ed il Lecce viene additato in questo senso. In realtà l'Italia è competitiva dal punto di vista dei giovani, come dimostrano le Under 17 e le Under 20. Non è vero che il campionato primavera è pieno di stranieri: al di là del Lecce, il macro-dato dice che il 23% dei giocatori in Primavera sono stranieri. Quindi dire che l'insuccesso azzurro è dato dalla troppa presenza di stranieri è sbagliato. Così si crea solo un alibi. Il vero problema sono le prime squadre che hanno una grande prevalenza di stranieri.
Poi attraversa anche i concetti di un potenziale miglioramento:
Parlare delle Primavere significa non guardare il vero problema, ovvero le prime squadre. La legge Melandri prevede che il 22% delle risorse dei diritti tv sia distribuito sul radicamento sociale, composto da tre sotto-settori. Il primo è il pubblico di riferimento, gli spettatori paganti. Poi c'è l'audience televisiva. Questi sono due criteri che sposano le politiche delle grandi squadre. Poi c'è il terzo, che è quello che farebbe crescere la Nazionale: i minuti giocati dai giocatori di età compresa fra 15 e 23 anni formati nei settori giovanili italiani e che siano tesserati da almeno 36 mesi ininterrotti presso la società. Questo criterio consente di colmare un po' il gap dei primi due criteri, dall'altro di migliorare le risorse per la Nazionale maggiore. I primi due criteri sono già stati oggetto di un Dpcm del 2018, il terzo è stato disciplinato da un dpcm del febbraio di quest'anno, quindi recentissimo. Il dibattito secondo me si deve sviluppare su questo punto: se dovesse entrare in vigore, rischierebbe di creare un disagio ai grandi club. Le possibili soluzioni: per far giocare i giovani basta migliorare il Dpcm che regola il terzo criterio. E poi migliorare le retrocessioni: io non dico di abolirle, ma di fare un ragionamento di buon senso. La Serie B si sta snaturando. Tutta la Serie B gioca col terrore di retrocedere e per questo non da spazio ai giovani. Addirittura si è introdotto un sistema di retrocessioni nel campionato Primavera 1. E quindi anche lì le società fanno giocare magari i fuori quota.
Conclude:
Ritengo fuori luogo l'idea di ridurre la Serie A a 18 squadre, andremmo ad eliminare due serbatoi, due società che possono fare questo lavoro. Si tratterebbe di due società piccole, ovvero quelle che danno più spazio e sono più propense a far giocare i giovani. Tutto per tutelare la salute dei giocatori riducendo il numero di partite: per me è un falso tema. Fosse così, i grandi club non acconsentirebbero a delle tournée massacranti fatte solo per gli introiti.